L’ITALIANA IN ALGERI
“L’Italiana in Algeri” dramma giocoso in due atti di Gioachino Rossini, su libretto di Angelo Anelli, andata in scena per la prima volta a Venezia il 22 maggio 1813.
Ispirata, pare, alle disavventure di una dama milanese finita nell’harem
del pascià di Algeri nel 1805, l’opera narra le disavventure dell’irrequieto Mustafà Bey d’Algeri sempre alla ricerca di avventure amorose.
TRAMA
Il giovane Lindoro e stato fatto schiavo da Mustafa , Bey di Algeri, e la sua fidanzata. Isabella è partita dall’Italia per cercare di ritrovarlo.
La accompagna Taddeo, un innamorato non giovanissimo che lei non prende
minimamente in considerazione. Mustafà intanto, stanco della moglie Elvira,
la vuol far sposare a Lindoro: e perfino disposto a dare la liberta al giovane
purche si porti in Italia la donna. Mustafà vuole per se un’italiana e comanda al suo capo corsaro Haly di procurargliela.
Detto fatto: Haly cattura la nave di Isabella e porta prigionieri dal Bey lei Taddeo. Per evitare che quest’ultimo venga maltrattato, Isabella lo fa passare per suo zio. Il Bey e pazzo dell’italiana ma Isabella, astuta e maliziosa, riesce a tenerlo sulla corda. Per dimostrare la stima che ha nei riguardi di Isabella, Mustafa nomina Taddeo “Kaimakan”. Intanto, gli italiani elaborano un piano per ritornare in Italia. Complici Lindoro e Taddeo, la ragazza conferisce al Bey l’ordine del Pappataci (” mangia e taci “) e, nelle celebrazioni per l’investitura, Isabella riesce a fuggire con Lindoro e Taddeo. Mentre salpano su un brigantino e spariscono all’orizzonte, Mustafà si dichiara guarito dalla passione per le italiane e riprende con se Elvira.
Il BARBIERE DI SIVIGLIA
“Il Barbiere di Siviglia”, celebre melodramma di Gioachino Rossini, tratto dall’omonima commedia di Beaumarchais, ma ricchissima di originale ispirazione, l’opera è considerata per brio e stile impeccabile, oltre che per l’agile e coloritissima strumentazione vocale, il capolavoro di Rossini nel genere giocoso.
Arie e duetti quali “Largo al factotum”,” All’idea di quel metallo”, ”Se il mio nome saper voi bramate” , “A un dottor della mia sorte”, “ Una voce poco fa” e ”La calunnia”, ma anche i godibilissimi recitativi e la splendida Ouverture, ne hanno decretato un trionfo destinato a ripetersi continuamente sulle scene liriche di tutto il mondo.
TRAMA
Siviglia.
Atto primo
La bella Rosina abita nella casa di Don Bartolo, il suo anziano tutore. Don Bartolo vuole
tenere la ragazza con sé, per amministrarne il patrimonio. Intanto il Conte d’Almaviva appena giunto
in città, innamorato anch’egli della bella fanciulla, cerca il modo di avvicinarla. Decide di presentarsi
a lei sotto le mentite spoglie di Lindoro, cantandole una serenata sotto la finestra della sua
stanza. Giunge Figaro, barbiere oltre che “factotum” nella casa di Don Bartolo. Figaro consiglia al
Conte di presentarsi a Rosina facendo finta di essere un soldato ubriaco in congedo, con un permesso
di soggiorno proprio in casa di Don Bartolo. Nel frattempo Rosina scrive una lettera che vorrebbe
consegnare al giovane che ha destato il suo interesse. Giunge in casa Don Basilio, maestro di
musica della giovane. Lui sa dell’arrivo in città del Conte. Per favorire l’amico Don Bartolo, gli
suggerisce di calunniarlo per sminuirne la figura. Figaro, che ha sentito la conversazione tra i due,
informa Rosina sulle intenzioni. Rosina affida a Figaro una lettera indirizzata a Lindoro.
Secondo quanto pianificato con Figaro, il Conte di Almaviva fa irruzione nella casa di don Bartolo
fingendosi un soldato ubriaco; Figaro gli ha anche procurato il falso permesso di soggiorno. Don
Bartolo pur non riconoscendo nel soldato il Conte di Almaviva, cerca di allontanare il fastidioso
rivale. Nella confusione generale (nel frattempo è entrato in casa anche Figaro) il Conte riesce a
passare un messaggio a Rosina.
Atto secondo
Don Bartolo comincia a sospettare al riguardo della vera identità del giovane soldato Lindoro.
Giunge il sedicente maestro di musica Don Alonso (in realtà sempre il Conte sotto un nuovo travestimento),
che afferma di essere stato inviato da Don Basilio, rimasto a casa febbricitante, a sostituirlo
nella lezione di canto per Rosina. Per guadagnare la fiducia di Don Bartolo, il finto Don
Alonso mostra il biglietto che Rosina gli aveva fatto recapitare tramite Figaro. Nel frattempo giunge
Figaro con il compito di fare la barba al padrone di casa. Nonostante Figaro faccia il possibile
per coprire la conversazione dei due giovani, Don Bartolo capta le loro parole e caccia tutti. Con lui
resta solo Berta, la serva, a commiserare il vecchio padrone.
Don Bartolo fa credere a Rosina, mostrandole il biglietto consegnatogli da Don Alonso, che Lindoro
e Figaro si vogliano prendere gioco di lei e quest’ultima, amareggiata, acconsente alle nozze con
il suo tutore. Scoppia un fortissimo temporale. Figaro e il Conte, con una scala, entrano in casa
dalla finestra e raggiungono Rosina. Finalmente il Conte rivela la propria identità, per chiarire la
situazione e convincere la fanciulla della sincerità del suo amore.
Proprio quando stanno per fuggire, i tre si accorgono che la scala fuori dalla finestra di Rosina, è
stata tolta; è stato Don Bartolo che, sospettando la presenza di un estraneo in casa, è andato a chiamare
rinforzi. I tre complici si trovano senza via di fuga. Giungono Bartolo e Don Basilio ma non
possono che constatare l’amore tra Rosina e il Conte d’Almaviva. A Don Bartolo resta il rimorso di
avere tolto la scala dal balcone, impedendo la fuga degli amanti :
“Ecco che fa un’ Inutil precauzione”.
LA CENERENTOLA
“La Cenerentola” è un melodramma giocoso di Gioachino Rossini. Il titolo originale completo è La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo.
La prima rappresentazione ebbe luogo il 25 gennaio 1817 al Teatro Valle di Roma.
TRAMA
Atto primo
In un salone del decadente castello di don Magnifico
Clorinda e Tisbe, figlie di don Magnifico, si pavoneggiano davanti allo specchio vantandosi e glorificandosi. Angelina, figliastra di don Magnifico, canta una malinconica canzone (Una volta c’era un re), quasi presaga dello strano destino che sta per vivere. Le due sorelle la rimbrottano, ma subito entra Alidoro, precettore del principe don Ramiro, mascherato da mendicante, per spiare le tre sorelle. Chiede un po’ d’elemosina, ma viene insultato dalle due sorellastre: Angelina di nascosto gli dà del caffè, e Alidoro la ringrazia. Egli tiene d’occhio le tre per segnalare al principe i loro comportamenti: infatti il principe cerca moglie. Dopo essere stato curato da Angelina, e maltrattato da Clorinda e Tisbe, Alidoro se ne va, mentre alcuni cavalieri segnalano l’arrivo imminente del principe. Don Magnifico entra in scena, svegliato dalle figlie (Miei rampolli femminili), che lo avvertono dell’arrivo del principe: il padre raccomanda alle due figliole di comportarsi e vestirsi bene. Subito dopo entra don Ramiro, in vesti di paggio. Egli infatti ha scambiato le sue vesti con quelle del servo Dandini per spiare il comportamento delle sorelle. Cenerentola lo nota, e tra i due giovani scoppia l’amore (Un soave non so che). Subito dopo entra Dandini (Come un’ape nei giorni d’aprile), seguito dalla famiglia. Né don Magnifico, né le tre sorelle si sono accorte dello scambio di persona. Il cameriere vezzeggia le sorellastre, che elogiano il mascherato Dandini. Angelina chiede al patrigno se può venire alla festa, dato che tutti ci stanno andando. Ma don Magnifico la caccia sdegnosamente. Alidoro, vedendola, decide di aiutarla.
Intanto, nel palazzo, Ramiro e Dandini discutono sulle figlie del barone, e decidono di metterle alla prova: Dandini afferma che la ragazza scelta sarà sua sposa, mentre l’altra andrà a Ramiro. Le ragazze, sdegnate, rifiutano i vezzeggiamenti del principe mascherato: improvvisamente giunge una strana ragazza vestita splendidamente. Ella è Angelina, velata, venuta lì per partecipare al ballo, vestita da Alidoro. Tisbe e Clorinda notano una certa somiglianza con la sorella. Anche il padre se ne accorge, ma le loro idee vengono smentite. Dandini invita tutti a tavola, ma l’atmosfera è strana: tutti hanno paura che il proprio sogno svanisca (… ho paura che il mio sogno vada in fumo a dileguar!).
Atto secondo
Don Magnifico riconosce nella misteriosa dama velata Cenerentola, tuttavia è sicuro che il principe sceglierà o Clorinda o Tisbe, e svela alle figlie che, appropriandosi del patrimonio di Angelina, l’ha sperperato per permettere loro di vivere nel lusso. Intanto Cenerentola, infastidita da Dandini che cerca di sedurla, rivela di essere innamorata del paggio. Ramiro è fuori di sé dalla gioia, ma Angelina gli dà un braccialetto, e gli dice che, se vuole amarla, dovrà cercarla e ridarglielo; Ramiro, dopo la fuga di Cenerentola, annuncia che la ritroverà (Sì, ritrovarla io giuro).
Intanto, Dandini rivela a don Magnifico di essere in realtà il cameriere del re (Un segreto d’importanza), scatenando l’ira e l’indignazione del barone. Il barone si adira e torna a casa.
Intanto Cenerentola, a casa, ricorda il magico momento vissuto alla festa, e ammira il braccialetto. Arrivano don Magnifico e le sorellastre, irate per la rivelazione di Dandini. Subito dopo si scatena un temporale, e la carrozza del principe (merito del maltempo, e di Alidoro) si rompe davanti alla casa.
Ramiro e Dandini entrano e chiedono ospitalità. Don Magnifico, che pensa ancora di far sposare una delle figlie al principe, ordina a Cenerentola di dare la sedia regale al principe, e Angelina la dà a Dandini, non sapendo che non è lui il principe. Il barone le indica Ramiro, e i due giovani si riconoscono (Siete voi… questo è un nodo avviluppato).
I parenti, irati, minacciano Cenerentola (Donna sciocca! Alma di fango!). Ramiro e Dandini la difendono, annunciando vendetta e terribili punizioni sulla famiglia. Cenerentola allora invoca la pietà del principe, ormai suo sposo, e dice che la sua vendetta sarà il loro perdono. Arriva Alidoro, tutto contento della sorte di Angelina. Clorinda s’indispettisce alle parole del vecchio, ma Tisbe preferisce accettare la sorella come principessa. Alla fine dell’opera, Cenerentola, salita al trono, concede il perdono alle due sorellastre e al patrigno (rondò Nacqui all’affanno), che, commossi, la abbracciano e affermano che nessun trono è degno di lei.
L’AMICO FRIZ
“L’Amico Fritz” è una commedia lirica in tre atti di Pietro Mascagni
La prima rappresentazione si tenne con successo al Teatro Costanzi di Roma (l’attuale Teatro dell’Opera) il 31 ottobre 1891 diretta da Rodolfo Ferrari .
TRAMA
L’azione si svolge in un paese dell’Alsazia.
Atto primo Fritz Kobus è un giovane e ricco possidente considerato un benefattore del suo paese, perché sempre pronto a far del bene ed a soccorrere i bisognosi. Scapolo irriducibile, passa la vita gaiamente con gli amici Federico e Hanezò, anch’essi fedelissimi al celibato, e si prende giuoco del buon rabbino David, solo desideroso d’intrecciare fidanzamenti e benedire matrimoni. Così scommette col rabbino una delle sue belle vigne che questi non riuscirà a convertire lui pure al matrimonio. È la festa di Fritz e dopo i consueti amici giunge Suzel, la giovanissima figlia del fattore, a recare il suo modesto dono – un mazzolino di violette – al padrone. Questi resta colpito dalla bellezza e dalla grazia della fanciulla e la fa sedere con gli amici alla sua tavola. Arriva Beppe, un giovane zingaro che fu salvato un giorno da Fritz mentre infuriava una bufera, e sul suo violino canta le lodi del giovane signore. Fritz si schermisce e protesta di non meritare tanti riconoscimenti. Suzel, timidissima, chiede il permesso di andarsene, mentre David sentenzia che presto quella ragazza sarà la più vaga sposina dell’Alsazia. Intanto un corteo di orfanelli, al suono di una marcia, viene sotto le finestre di Fritz a rendere omaggio al benefattore del luogo.
Atto secondo Fritz è venuto a passare alcuni giorni nella fattoria; quasi insensibilmente si è affezionato a Suzel, ha con lei ingenui e dolci colloqui, ma non osa confessare neanche a se stesso di essersi innamorato della ragazza. Suzel, dal canto suo, è innamoratissima del giovane padrone; la sua timidezza e il pensiero di essere di condizione molto inferiore le impediscono però di manifestare i suoi sentimenti. Il rabbino David, che si è accorto di tutto, riesce con uno stratagemma – facendo recitare a Suzel il brano della Bibbia che riguarda Rebecca e il suo amore per Isacco – a far confessare alla fanciulla il suo segreto. Subito dopo, parlando a Fritz del prossimo matrimonio di Suzel con un giovane del paese, ha la certezza che anche Fritz è innamorato, perché questi – riuscendo a malapena a dissimulare disappunto e agitazione – riparte con gli amici per la città, senza neanche salutare Suzel. Vedendo allontanarsi così improvvisamente l’oggetto dei suoi sogni senza capirne la ragione, Suzel è presa dalla disperazione e non può nascondere le lacrime.
Atto terzo Tornato nella sua casa, Fritz è triste e pensa continuamente alla ragazza che ha lasciato senza neanche un saluto. Beppe tenta di consolarlo, narrandogli le sue pene d’amore, ma non riesce che ad aumentare la mestizia dell’amico. David, poi, giunge a parlargli ancora dell’imminente matrimonio di Suzel: il padre della ragazza dovrà venire quello stesso giorno per il consenso del padrone. Fuori di sé per la gelosia, Fritz grida che non darà mai il suo consenso. Ma davanti a Suzel, che lo supplica timidamente di aiutarla a salvarsi da quelle nozze che essa non vuole, il giovane non resiste più e confessa il suo amore. Con grande gioia del rabbino, che così ha vinto la vigna ma la regala a Suzel come dono di nozze, i due giovani sono finalmente uniti. E David pensa già a cercare moglie anche per Federico e per Hanezò, gli amici di Fritz ancora scapoli irriducibili.